NOI SIAMO
QUELLI CHE...

Pensano che le informazioni sullo stato di salute delle persone e delle comunità, sulle malattie e gli infortuni, sulle cause di entrambi...costituiscano una premessa indispensabile per fare prevenzione;
Offrono alle istituzioni, ai corpi intermedi della società...valutazioni, proposte, azioni di informazione e formazione con l'intento di partecipare...;
Non hanno conflitti di interesse...per cui sono liberi di dire ciò che pensano
Comunicano in modo trasparente...
Non hanno tra gli obiettivi prioritari la difesa di categorie o di singole figure professionali...
Cercano un continuo confronto con le altre Società scientifiche che operano nel mondo della prevenzione...
Non hanno mai smesso di credere nella necessità di un sistema pubblico di prevenzione diffuso in tutto il paese, in grado di garantire il diritto alla salute e di contrastare le diseguaglianze.
Pensano che la solidarietà e la partecipazione siano ancora valori indispensabili.
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Dopo la tragedia di Firenze, mentre nelle stesse ore altri lavoratori morivano (ma con meno rilievo sui media), assistiamo alla solita pletora di articoli sul fatto, sui perché, sul “non si può andare avanti così”. Sempre uguali, a partire da dichiarazioni dei massimi rappresentanti istituzionali, favorevoli o meno a liberalizzare gli appalti e a non disturbare le imprese.
E naturalmente anche nel “nostro” mondo è difficile rimanere in silenzio.
Qualcuno giustamente dice: non chiamiamole “morti bianche”. Noi lo ripetiamo da decenni, battendoci, insieme ad altri, perché il lavoro sia un po’ meno un azzardo, un po’ meno “io speriamo che me la cavo”.

Ma a che serve parlare e scrivere per 2-3 giorni (e poi non più) dopo le tragedie sul lavoro più eclatanti? A che serve scrivere (anche noi) sempre le stesse cose? Indignazione, impegni, proposte, ma poi? Tanto sappiamo che solo con un profondo rinnovamento etico, morale e culturale di popolo, di paese, che comprenda il mondo del lavoro, si potrebbe cominciare ad invertire una tendenza che va avanti da decenni.

Anche se è molto difficile, questa volta scegliamo il silenzio: stendiamo un pietoso velo, annerendo temporaneamente il nostro sito in segno di lutto e di protesta “silenziosa”, sperando che sia un silenzio che faccia un po’ di rumore, a cui molti si associno… tanto per cambiare.

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